Nel mese di giugno 2020 l’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economico – OCDE, ha concesso autorizzazione affinché il Brasile ed altri paesi, come Croazia e Romania, entrassero nel gruppo di cui fanno parte le economie più industrializzate del mondo.
Da quel momento in poi, il Brasile seguirà una sorta di procedimento di adesione che comprende la convergenza con gli strumenti normativi modello dell’organizzazione, con particolare attenzione alle norme di prezzi di trasferimento e lotta all’elusione fiscale.
Senza dubbio, l’ingresso nell’OCDE è una grande opportunità affinché il Brasile possa integrarsi in modo sempre più significativo con le principali economie mondiali.
A questo proposito, nell’ottobre 2021, 136 paesi hanno firmato un accordo OCDE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che mira ad attuare un’aliquota minima globale dell’imposta del 15% di imposta sui redditi a partire dal 2023, la cosiddetta imposta minima globale (global minimum tax), sui profitti delle grandi multinazionali.
L’imposta minima globale sulle società, o semplicemente l’imposta minima globale (abbreviata GMCT o GMCTR), è una aliquota minima dell’imposta sul reddito delle società concordata a livello internazionale ed accettata dalle singole giurisdizioni.
L’imposta minima globale sulle società, o semplicemente l’imposta minima globale (abbreviata GMCT o GMCTR), è una aliquota minima dell’imposta sul reddito delle società concordata a livello internazionale ed accettata dalle singole giurisdizioni.
I paesi che hanno acconsentito alla sua creazione, come il Brasile, hanno il compito di discutere i piani di attuazione in ciascuna delle proprie giurisdizioni, oltre che indicare da quale anno fiscale tale imposta minima sarà applicata.
Circa 30 paesi hanno confermato le date di inizio dell’implementazione sul proprio territorio.
Importanti giurisdizioni come Italia, Francia, Regno Unito, Australia, Germania, Olanda e Svezia sono state, tra gli altri, i primi paesi ad implementare detta imposta, si dal 31 dicembre 2023.
Altri paesi, come Singapore, hanno già annunciato la rispettiva implementazione a partire dal 2025.
Il Brasile ha già segnalato che la questione è all'ordine del giorno dell’ attuale Governo e che potrebbe indicare già quest'anno da quale esercizio verrà applicata la tassa.
Si tratta di una misura molto importante per evitare l’elusione fiscale, nello scenario di crescita delle aziende senza un’effettiva presenza fisica nelle sedi centrali, un’alternativa che oggi consente il trasferimento di attivi verso giurisdizioni con tassazione bassa o nulla.
Il Brasile ha già segnalato che la questione è all'ordine del giorno dell’attuale Governo e potrebbe indicare già quest’anno da quale anno verrà applicata la tassa.
Si tratta di una misura molto importante per evitare l’elusione fiscale, nello scenario di crescita delle aziende senza un’effettiva presenza fisica nelle sedi centrali, un’alternativa che oggi consente il trasferimento di asset verso giurisdizioni con tassazione bassa o nulla.
Oltre all’aliquota minima del 15%, che inizialmente sarà applicata solo alle multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni di euro l’anno, la norma prevede che i Paesi potranno tassare i redditi delle multinazionali generati nelle loro giurisdizioni soltanto se esista una presenza effettiva della struttura fisica dell’azienda nel Paese.
L’aspettativa di attuazione della nuova tassa è quella di creare un maggiore equilibrio tra paesi con tassazione elevata e paesi con tassazione bassa o nulla, evitando l’elusione fiscale.
Secondo le regole per la creazione della nuova tassa, nel caso in cui i paesi che tassino il reddito con un’aliquota inferiore al 15% non scelgano di applicare l’aliquota minima, questi potrebbero perdere i loro diritti fiscali. Questi diritti di tassazione sul reddito generato localmente potranno essere attribuiti ad un altro paese. Ad esempio, nel caso in cui la società madre sia situata in una giurisdizione a tassazione ridotta che non abbia implementato la nuova imposta, l’imposta supplementare sarà calcolata per la successiva holding intermediaria nella catena di proprietà. In questo caso, la giurisdizione a bassa tassazione perderebbe entrate fiscali sulle quali avrebbe diritto di tassazione primaria.
Per questo motivo, l’aspettativa è che i paradisi fiscali come le Isole Vergini Britanniche o le Isole Cayman riducano i propri incentivi fiscali di tassazione ridotta per le multinazionali, rendendoli meno attraenti per tali imprese.
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